Segnalazione di una nuova rivista in stampa

Riceviamo e pubblichiamo:

È in uscita il primo numero di Chrysaora, rivista anarchica bimestrale.
Chrysaora sarà esclusivamente cartacea e si comporrà di due parti che potranno essere lette senza un ordine preferenziale. Ogni numero uscirà insieme ad un inserto monografico su una singola tecnologia che sarà anche affrontata nella rivista.
Pubblicheremo inoltre testi riguardanti diversi temi e sarà anche possibile mandare contributi oltre che segnalazioni di articoli in lingua spagnola, francese e inglese per un’eventuale traduzione.
Il limite di invio per i materiali destinati alla rivista sarà la fine del mese precedente all’uscita del numero (ad esempio, questo primo numero uscirà a febbraio quindi la scadenza sarà la fine di gennaio).
Qui di seguito riportiamo le singole tecnologie che affronteremo, con un’indicazione di massima di quando avverranno le diverse uscite della rivista, in modo che chi volesse scrivere un approfondimento o una riflessione abbia ogni possibilità di farlo con i propri ritmi e tempi.
Febbraio: smartphone
Aprile: internet delle cose
Giugno: realtà aumentata
Settembre: fabbricazione digitale
Novembre: criptovaluta
Gennaio: blockchain
Marzo: automazione
Maggio: apprendimento automatico
Luglio: intelligenza artificiale

Per ordini, spedizioni e chiarimenti scrivere a: chrysaora@autistici.org

EDITORIALE IN PDF

 

Il passato è passato…

“Perché il desiderio di estraneità non diventi mutilazione rassegnata, ma si armi contro ogni forma di autorità e di sfruttamento. Perché dal Potere del dialogo (con cui si pensa di risolvere tutto) e dal dialogo del Potere (che invita tutti ad una ragionevole contrattazione) si passi ad un sentimento di radicale inimicizia verso l’esistente, di distruzione di ogni struttura che aliena, sfrutta, programma e irreggimenta la vita degli individui. Il nero del cane (questo animale cui generalmente si associa l’idea di sottomissione, di servile mansuetudine) è proprio la volontà di uscire dal gregge della servitù volontaria e di aprirsi alla gioia della ribellione. Non il nero in cui tutte le vacche sono uguali (sia pure nel loro essere contro o fuori), bensì quello in cui scompare il confine tra la demolizione e la creazione, tra la difesa oltranzistica di se stessi e la costruzione di rapporti di reciprocità con gli altri.”

Oggi, in questo periodo di emergenza sanitaria, diventa di particolare importanza condividere e approfondire riflessioni sui temi della malattia e della sicurezza della vita. Per questo riproponiamo dei testi di Canenero, scritti tra gli anni ’94 – ’95, che possono aiutarci ad avere uno sguardo più lucido sulla situazione, poiché inseriti al di fuori del flusso mediatico delle notizie in cui invece noi siamo immersi.

Questa pandemia ha trovato impreparati tutti: dall’individuo che non si era mai posto tante domande su questa società a chi ha sempre trovato assurdo accettare di passare l’intera vita a respirare polveri sottili per poi ritrovarsi con un tumore. Ma anche negli ambienti cosiddetti radicali la critica sulla sicurezza della salute è venuta meno. Quello che sentiamo e leggiamo quotidianamente dai media e dai giornali è il costante bombardamento di notizie sui morti e i malati che il Coronavirus ha fatto. Dunque, come viene intesa la malattia e perché questo terrore di essa e della morte? In questa società la medicina è riuscita a creare l’opinione comune – o luogo comune – secondo il quale la salute deve essere necessariamente medicalizzata, ogni malattia o sintomo devono essere nell’immediato curati, spesso senza chiedersi nemmeno troppo l’insieme delle cause che li hanno generati. La maggior parte delle persone, di fronte al rischio di ammalarsi, si affida ciecamente nelle mani dei medici e degli esperti, rassegnandosi all’espropriazione della propria vita in cambio di una esistenza menomata ma garantita.

Infatti, sotto questa coltre di paura collettiva che lo stato e i media hanno creato, in particolar modo riguardo alla diffusione del virus, le persone si fidano del parere degli esperti senza porsi più di tanto la domanda se la distanza di sicurezza, la mascherina e i domiciliari forzati possano davvero essere la soluzione a questa pandemia.

L’idea della sopravvivenza a tutti i costi, l’idea di una vita (sopra)vissuta il più a lungo possibile anche senza goderne intensamente, per quanto qualcuno di noi possa non trovarsi idealmente d’accordo, ci porta comunque ad affidare i nostri corpi nelle mani di chi quei corpi li vede solamente come macchine funzionali alla volontà dello stato di continuare a perpetrare il suo potere.

Nei diversi testi emerge, ad esempio, la critica alla tecnica e alla paura del nulla e dell’ignoto in quanto attraverso la lotta contro il terrore del nulla può essere letta l’intera storia della civiltà della tecnica. Perché, mentre per la società la sopravvivenza è un dovere, c’è chi pensa che la propria vita appartenga esclusivamente a se stessi. Qualcuno, di fronte alla consapevolezza di non voler più continuare ad esistere, decide, senza chiedere permesso a nessuno, di togliersi la vita, qualcun altro, di fronte all’incrollabile speranza di guarire dal tumore, decide di sottrarsi alla medicina e di fuggire dalla paura della morte andandole incontro. E altri spunti, per tentare, ancora un’altra volta, di dare alla ribellione la gioia randagia e l’impulso di una distruzione tanto auspicata da chi si sente straniero in territorio nemico. E questo territorio dicasi mondo intero.

Qui trovate il PDF per leggere e scaricare i contributi di Canenero:

Riflessioni sull’anarchismo e la questione organizzativa in epoca d’epidemia – e non solo

Per contatti: editricecirtide@autistici.org

 

«Dovrebbe servire piuttosto per aiutare a sviluppare seriamente delle progettualità di intervento nell’immediato futuro. Negli ultimi giorni continuano senza posa a uscire su siti d’area contributi che non aggiungono nulla a quanto già sapevamo, una sfilza di testi che sembra mirino più a dare ragione alle analisi stilate negli ultimi anni che a costituire degli utili strumenti per orientarci nella situazione attuale. Contributi impregnati da quell’ideologia dell’insurrezione che cerca ovunque le possibilità di una rivolta, senza mai osare immaginare di provocarla, o alla ricerca delle condizioni oggettive di una crisi del capitalismo, mancando dell’immaginazione necessaria per ipotizzare un intervento autonomo che metta finalmente e per davvero in crisi l’esistente, e ancora una volta dimostrano solo quanto le ragnatele teoriche del passato ricoprano ancora le analisi che fuoriescono dal cosiddetto milieu anarchico.»

Il futuro non è scritto – un contributo sui possibili sviluppi della situazione attuale

 

Riflessioni valide, quelle riportate in questo approfondimento. Valide e che quindi devono essere proseguite dall’apporto di diverse sensibilità. Il problema non è un problema attuale, è un problema che ha covato sotto le ceneri per diversi anni. Tra buchi nell’acqua e treni persi, i momenti di verifica delle teorie non sono mancati. È mancata forse la lucidità di trarne conseguenze, consigli, indicazioni.

Veniamo da un’epoca di pacificazione, da questo non si può purtroppo prescindere. Se negli anni ‘80 l’anarchismo si confrontava con il bisogno di ripensare l’agire in funzione di ciò che era avvenuto negli anni ‘60 e ‘70, se negli anni ‘90 dei tentativi sono stati fatti, come quello di trasformare in realtà le riflessioni sul tema dell’organizzazione e si sono sviluppate delle tematiche, come quella degli spazi occupati, il G8 di Genova del 2001 tramortisce un movimento, costruisce un cordone sanitario di sangue e tute bianche intorno alle idee radicali. Le torri gemelle fanno da prodromo a quella che sarà l’affermazione di un nuovo ordine mondiale militar-politico quanto culturale, con la chiusura dell’orizzonte sovversivo all’interno della sopravvivenza emergenziale nel migliore dei mondi possibili.

Come aveva fatto l’eroina in passato, la possibilità di costruire parvenze di legami, rapporti e conversazioni virtuali svuota le piazze e cambia i modi di pensare la possibilità di comunicare idee, lottare ed incontrare persone. Il tramortimento collettivo, tra tentativi sporadici di lotta che non riescono ad essere metabolizzati a dovere ed il rifiuto di partecipare alla socialità virtuale ci lascia sbigottiti davanti alle innumerevoli questioni che la contemporaneità apre di fronte a noi.

Per questo voglio provare a sviluppare una riflessione propositiva sulla questione organizzativa, su più livelli, che possa ricollegarsi al passato, ben oltre a quello prossimo, nel tentativo di far ripartire – non tanto un dibattito, necessario ma che rischia di restare sul piano della filosofia – la riflessione progettuale dei singoli, anche in direzioni diverse rispetto a quanto qui ipotizzato. La ragione non esiste e non mi interessa. Come scriveva qualcuno in un vecchio numero di Anarchismo: “Rivendichiamo le nostre lotte di anarchici… i nostri errori, in essi non c’era l’asfissia della certezza”.

 

Nota editoriale

Le citazioni non vengono proposte in quanto esaustive o ancora completamente valide ma come elemento di confronto con un certo modo di approcciare i problemi o come esempio di riflessioni su cui vale ancora la pena “perdere” tempo a riflettere. Più che esempi sono da intendersi come suggestioni e pungoli.

Molte persone hanno sconsigliato di inserirne tante ed in maniera così invadente. Hanno ragione. Ma il punto non è rendere appetibile la questione, snellire, riassumere. D’altronde, se annoiano, possono sempre essere saltate.

La questione è chiarire che si tratta sì di inventare tutto, ma ancor prima di riscoprire, rilanciare, ripercorrere i passi. Certo, si sarebbe potuto scrivere in altri modi e con altre forme. Ma per chi? Per chi non ha orecchie per ascoltare? Per chi non ha tempo di fermarsi a riflettere su diverse questioni? Si sarebbe potuto fare meglio, ma era quello lo scopo? Quei testi, inoltre, sono il frutto di confronti a caldo tra diverse persone, sono riflessioni che poi sono state messe alla prova nella realtà, mentre le mie sono poco più che disquisizioni sul nulla. Che abbiano un peso minore, quindi.

Preferisco inoltre l’incomunicabilità della complessità piuttosto che lo svilimento della semplificazione. Nessuno ha nulla da insegnare, dobbiamo tutti imparare dal mondo che ci sta intorno.

L’unica cosa che possiamo fare è condividere dubbi e perplessità, (es)porci con le questioni che ci attanagliano, illuminarle.

La follia del pensiero è anche quella del salto temporale tra la più stringente contemporaneità e la polvere dei vecchi libri dimenticati sullo scaffale.

Il mistero della quarantena, la scoperta di un tempo elastico del pensiero.

 

Download pdf: Riflessioni sull’anarchismo e la questione organizzativa in epoca d’epidemia – e non solo

Le fratture del Dominio

Questa epidemia sta mostrando, in Italia, come diversi elementi costituenti il nostro mondo abbiano interessi e priorità divergenti. Capitale, Stato e Sistema Tecnico affrontano lo stesso problema (la stabilità sociale ed il mantenimento del loro potere e la loro influenza sulla vita delle persone) da prospettive diverse e con obiettivi diversi, talvolta in aperto conflitto. In queste riflessioni darò per scontate tutta una serie di premesse riguardo alle differenze tra le componenti del Dominio e su dove queste differenze o distinzioni iniziano e finiscono (Cfr. Diario di bordo da un mare inesplorato, Editrice Cirtide 2020 per maggiori dettagli). La situazione in continua trasformazione chiaramente non permette di fare una fotografia precisa, quanto di andare ad individuare alcune tendenze di massima.

Anche perché crisi non è sinonimo di crollo, quanto di riassetto, trasformazione. E se sappiamo che la più grande capacità del Dominio è quello di rimandare i problemi al futuro, nell’attesa di poterli risolvere o di poterli nuovamente rimandare perché non più al centro dei riflettori (chi in questi giorni sa cosa sta succedendo nei campi profughi greci dopo che Erdogan ha chiesto più soldi all’UE per tenere le frontiere chiuse?), sappiamo anche che guardare oltre fa parte dello spirito che permette di poter contrastare lo stato di cose esistente.

Lo Stato

Ad essere colpita da questa epidemia è la popolazione, ovvero quel concetto che, insieme al territorio, costituisce fondamento e motivazione dell’esistenza stessa dello Stato. Insieme alla difesa dell’integrità dello spazio incluso nei propri confini, lo Stato si pone anche come garante della vita pacifica e pacificata della propria popolazione, volgendosi ad un suo aumento quantitativo che va di pari passo con l’aumento della sua potenza.

Attualmente lo Stato nazionale incontra difficoltà nell’esercizio del suo potere dovendosi confrontare con fenomeni di convergenza e concentrazione del potere a livello globale o continentale.

Il partito politico che in questo momento, in Italia, si sta facendo maggiormente portavoce delle istanze dello Stato è la Lega di Salvini, anche attraverso i suoi diversi presidenti di regione (Zaia, Fontana). Fin dal primo momento l’idea chiave è che attraverso l’epidemia si sarebbe potuto agire sull’equilibrio dei poteri in favore del ruolo dello Stato nazionale (chiusura delle frontiere, controllo dello spazio, misure stringenti sulla vita delle persone, blocco totale della macchina produttiva).

Egli inoltre sa che essendo all’opposizione la responsabilità delle misure non sarà sua e che, puntando al collasso dell’economia globalizzata, la vulgata già è pronta a ripetere il mantra del Made in Italy e dell’economia sovranista-autarchica, soprattutto dopo l’evidenza di come la globalizzazione e le supply chain siano anche profondamente fragili ed esposte a perturbazioni localizzate (In Italia mancano ad esempio alcune filiere produttive per le dotazioni di sicurezza individuale – leggi mascherine ).

Anche per quel che riguarda il decreto economico del governo la posizione dell’opposizione è quella di spingere ossessivamente sulle partite IVA (protagoniste negli ultimi mesi di alcune proteste sotto il parlamento) e per il blocco del pagamento delle tasse, disinteressandosi delle logiche di bilancio a fronte dell’emergenza, come se la questione contingente di pericolo per lo Stato e per la sanità pubbliche, di fronte alle necessità del mondo economico, siano decisamente prioritarie. E non ci venga ripetuto che allo Stato interessa la salute delle persone.

Le rivolte nelle carceri ed il bisogno di incrementare il controllo sociale hanno già spostato alcuni equilibri, come l’affidamento della qualifica di agenti di pubblica sicurezza a tutti i militari e non solo a quelli dell’Operazione Strade Sicure. Nei prossimi giorni potrebbero essere aggravate le restrizioni ed aggiunto il monitoraggio degli spostamenti delle persone attraverso il controllo delle celle telefoniche.

Il Capitale

Il mondo economico produttivo e quello dei mercati internazionali è in grande difficoltà. Conte sta cercando di mediare tra le istanze di una Confindustria che cerca di non far chiudere le industrie del paese e lo Stato profondo che invece sbava all’idea di poter mettere in atto un accentramento dei poteri ed un esperimento di controllo sociale di massa contro un nemico perfetto, invisibile e scientificamente al di sopra di ogni opinione chiudendo tutto.

La diminuzione della domanda di materie prime legate all’arresto della crescita cinese sia per quel che riguarda la domanda interna (-78% del mercato cinese dell’auto) che l’esportazione di merci finite e semilavorati crea ripercussioni sul prezzo del petrolio e le stime di crescita. Prezzo che crolla a causa del mancato accordo tra OPEC e Russia.

Le misure americane di bloccare i voli Schengen-USA, quindi una misura di ricostituzione di confine, ha ripercussioni sui mercati e la fiducia nell’andamento futuro dell’economia. Una BCE che si pone in maniera distante rispetto alle sfide e le scelte degli Stati di chiudere i paesi e fermare la produzione, intervenendo forzatamente sul piano degli ammortizzatori sociali e della creazione di debito, contribuisce alla complessiva crisi di fiducia.

Lo spazio Schengen chiude, e l’idea stessa di Comunità economica europea vacilla. La forma economica di una produzione just in time mostra i suoi limiti nel momento in cui vengono meno le strutture logistiche e la richieste di determinate merci diventa statisticamente imprevedibile. La scomparsa del magazzino e dello stoccaggio rischia di accelerare i tempi della crisi distributiva, svuotando gli scaffali dei supermercati.

Inoltre quando qualcuno paventa ricapillarizzazione della produzione e la ri-nazionalizzazione del lavoro non fa i conti con quello che ha fatto andare via la produzione: margini di profitto evidentemente troppo bassi tra costo del lavoro “eccessivo”, tasse ed infrastrutture “carenti” (vedi TAV o TAP da costruire a tutti i costi). Già ora si stanno moltiplicando le ferie forzate (prodromo di licenziamenti?) o il licenziamento in tronco con tanti saluti per chi era in nero… cosa accadrà in futuro? Una spinta verso l’automazione pe risparmiare sulla forza lavoro?

Il Sistema Tecnico

Ad uscire rafforzato e sempre più centrale per la vita delle persone è il Sistema Tecnico tanto nella sua componente ideologica (il pensiero scientifico) che nella sua componente materiale (l’infrastruttura tecnologico-digitale).

A fronte di una bassissima conoscenza di quello che è effettivamente questo virus e sui modi per affrontarlo, l’attributo di verità è affidato al pensiero scientifico atto a sostenere e giustificare le pratiche e le scelte di governo a livello globale. Esso inoltre diventa anche la fonte di una speranza di soluzione attraverso l’ideazione della soluzione ex machina del vaccino o della cura.

Ogni forma di relazione, comunicazione e trasmissione di informazione è affidato al sistema mediatico virtuale dei social network ed alla rete di videosorveglianza. La massiccia raccolta di informazioni ed il tracciamento degli spostamenti e delle relazioni è stata utilizzata anche in alcuni paesi, come la Corea del Sud, per impostare ed applicare il processo di sorveglianza ed isolamento delle persone.

Durante questo periodo di quarantena forzata si stanno spostando nel mondo telematico alcuni ambiti fondamentali della vita, come il lavoro (smart working) e la scuola (scuola digitale). Questo ha portato ad un aumento compreso tra il 30 ed il 50% del traffico sulle reti.

Tuttavia sta facendo anche emergere nel dibattito pubblico l’importanza del cablaggio delle cosiddette zone bianche per l’arrivo della banda larga e, per le scuole, l’intervento di fondazioni private o aziende come Google nel fornire strumenti di didattica e/o spazio sui server per informazioni e materiali educativi.

Appare evidente come la migrazione delle relazioni sociali sul web, sugli smartphone e sui social cambia completamente il modo in cui comunicano le persone all’interno della società, tanto aumentando indescrivibilmente il potere degli svariati GAFA quanto spingendo alla digitalizzazione anche delle pratiche di governo: (voto digitale, chiusura del parlamento. burocrazia telematica).

Riflessioni epistemologiche sulla scienza ed i concetti di verità e causa

Come approcciarsi a questo insieme di eventi straordinari che sta colpendo l’Italia oggi ed il mondo domani? Della Cina poco si può sapere anche a causa del pesante filtro di notizie che sappiamo esserci su quel paese.

Oggi 9 marzo, 27 carceri bruciavano in rivolta

Oggi 9 marzo sono stati bruciati 51 miliardi di euro a Piazza Affari.

Oggi 9 marzo è andata in fumo la trattativa sul prezzo del petrolio e ne è crollato il prezzo.

Oggi 9 marzo tutta Italia si ritrova in un’esistenza equiparabile all’obbligo di dimora.

Come alimentare e diffondere il germe dell’insubordinazione? Come rendere la situazione irrecuperabile per lo Stato? Come dare corpo ad un’idea di mondo e di vita radicalmente differente?

Alcuni spunti potrebbero provenire dal modo in cui pensiamo la lotta contro il carcere. Il carcere non è un problema in quanto disorganizzato. Non critichiamo il carcere perché è un modo di controllare e pacificare gli individui. Non si può discutere se il carcere sia più o meno adeguato come punizione o modo di intenderla. O meglio, questi temi sono solo una parzialità del problema, parzialità che non ricrea la totalità per semplice addizione delle sue parti.

Allo stesso modo non si può porre la questione intorno alla gestione organizzata o meno da parte dello Stato dell’emergenza sanitaria, l’adeguatezza delle cure e del sistema diagnostico. Come non si può ridurre la questione n-COVID 19 ad una paranoia collettiva, fobia di massa, manipolazione mediatica. Altrettanto non si può scendere nel tecnicismo di definire la malattia, paragonarla all’influenza, guardare all’eziologia o all’incidenza statistica. Superficialità che porta poco lontano.

Il campo anarchico è quello di un mondo altro e conseguentemente di un modo altro di intendere la vita.

Critichiamo il carcere perché è parte di questa società, elemento risolutivo di problematiche generate da questo mondo. Come applicare lo stesso principio alla questione della salute?

Forse dovremmo guardare davvero a quelle che sono le cause, l’eziologia, ma per criticarla, per distruggere la mitologia del determinismo biologico e per evidenziare la molteplicità della causalità possibile.

Per questo abbiamo voluto rendere pubblico questo testo sulla filosofia della scienza, redatto molti anni fa e mai uscito per evidente specificità dell’oggetto del discorso.

Specificità che forse avremmo dovuto affrontare prima, per non farci trovare ora cognitivamente impreparati all’impensabile che ci troviamo a dover affrontare.

Se non troviamo un modo altro di guardare alla questione, allora meglio accettare la gestione dello Stato di questa epidemia. Meglio stare in casa. Se invece critichiamo queste misure è perché pensiamo che ad essere malata sia la società, e far morire la società possa dare la possibilità di far sopravvivere un’umanità diversa.

Le questioni sono molte, ed occorre trovare i modi per affrontarle. In primo luogo un senso dell’esistenza qualitativo e non quantitativo. Una visione globale del rapporto tra specie umana ed ambiente circostante, compreso il ruolo ecologico della malattia. L’accettazione della morte come scotto della libertà e l’ineluttabilità del ritorno inesorabile del mondo naturale all’interno del mondo antropizzato.

Occorre ragionare sul ruolo sociale all’interno dell’insorgenza e diffusione di questo virus, approfondendo ad esempio le relazioni tra sovraffollamento urbano, assuefazione agli antibiotici, flussi globalizzati di persone e merci, inquinamento atmosferico ed omologazione di abitudini e caratteristiche corporee.

Il senso della questione, come per la lotta contro il carcere è quello di rifiutare questo mondo perché genera gabbie e vogliamo assistere quindi al suo crollo, così dovrebbe essere quello di riuscire a comunicare che anche in questo caso è sempre questa organizzazione sociale a generare i disastri ed a volerne gestire le soluzioni. Distruggere questa organizzazione del mondo abbiamo sempre saputo sarebbe stato doloroso e terribile, frutto come siamo di questo esistente e come siamo profondamente legati ad esso ed al suo funzionamento.

Sappiamo tuttavia anche che il disastro avviene già ogni giorno.

Ogni giorno che non succede nulla.


Per raccogliere riflessioni, esperienze e contributi è possibile contattare la mail editricecirtide@autistici.org

 

Qui di seguito il link per scaricare il libro: Riflessioni epistemologiche sulla scienza ed i concetti di verità e causa

P.S. Il testo non viene proposto in una forma rielaborata ed impaginata per l’urgenza di proporre materiale di riflessione ed approfondimento, accettando il rischio della parzialità e delle lacune. Si consigliano, in particolare, i riferimenti al testo del genetista R. Lewontin.